Secondo un recente rapporto dell’Università di Harvard, la violenza costituisce la prima causa di morte per le donne tra i 15 e i 44 anni.
La violazione della dignità fisica di una persona non può venire relegata dalla società nella sfera dei problemi privati. È sintomo evidente di un disagio interno alla comunità. La preoccupazione aumenta analizzando le caratteristiche del fenomeno: colpevole dei maltrattamenti alle donne è prevalentemente il partner, sia esso marito o ex coniuge, fidanzato o convivente. Segue poi la figura del genitore, e solo per ultima quella dello sconosciuto. La violenza che deve essere combattuta è dunque quella consumata tra le mura domestiche, dove rimane nascosta a lungo.
Nel 1994 l’Unione Europea ha voluto introdurre una nuova iniziativa comunitaria destinata ad elaborare interventi di rivitalizzazione economica e sociale nei quartieri degradati delle città europee. All’interno dell’iniziativa Urban, si è inserito il progetto pilota “Rete antiviolenza tra le città Urban Italia”, che presenta un carattere fortemente innovativo: sperimenta per la prima volta un approccio di tipo integrato e partecipato delle politiche urbane alla soluzione di problematiche di tipo sociale e culturale.
Il programma si è posto come strumento di conoscenza dell’origine e del retroterra del fenomeno della violenza domestica e ha coinvolto inizialmente otto città italiane, come contesti di particolare degrado urbano e sociale: Venezia, Roma, Napoli, Foggia, Lecce, Reggio Calabria, Palermo e Catania.
Il Ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo, nell’ambito della ripartizione dei fondi Ue
2000-2006 assegnati ai progetti coordinati dal Ministero, ha disposto l’inserimento nella “rete” di quelle città che in un primo momento erano state escluse: Genova, Trieste, Salerno, Bari, Catanzaro, Siracusa e Cagliari.
Il Progetto pilota “Rete Antiviolenza Urban Italia” è costituito da quattro azioni:
·Indagine sulla violenza alle donne e nella famiglia;
·Scambi d’informazioni fra gli operatori dei diversi “nodi” della rete;
·Redazione di un manuale per la progettazione degli interventi e servizi antiviolenza per le donne;
·Diffusione dei risultati dell’indagine e costruzione di un sito nazionale antiviolenza.
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