ROMA - L'accordo c'è. Governo e sindacati hanno firmato l'intesa sulla delicatissima vertenza Alitalia. Un accordo che prevede cinque punti per il salvataggio e il rilancio dell'azienda in gravissima crisi. E al quale si accompagna l'azzeramento dei vertici e del piano industriale che avevano preparato. Via Bonomi e Zanichelli, dunque. Pieni poteri a Giancarlo Cimoli, l'uomo delle ferrovie, che sarà il presidente e amministratore delegato.
I cinque punti. Intanto, si legge nel documento, va affrontata "la fase di emergenza con soluzioni che garantiscano la continuità aziendale e quindi l'approvazione del bilancio 2003". Poi, e sarà questo il compito principale di Cimoli, va definito "un nuovo progetto industriale finalizzato alla crescita del gruppo Alitalia secondo un modello analogo a quello proprio delle compagnie europee di riferimento, ivi compreso un coerente assetto organizzativo e societario con focalizzazione sul core business".
Al terzo punto il governo indica "la ricapitalizzazione aperta al mercato attraverso un nuovo assetto proprietario con la partecipazione di investitori privati"; mentre il quarto propone che "il ruolo dell'azionista pubblico, essenziale nella prima fase di transizione, potrà comunque esprimersi ad ogni livello solo in termini di reale economicità e di piena compatibilità con le norme di legge interne e con le regole europee". Vale a dire che dal Tesoro non arriveranno "assegni in bianco" per coprire le sofferenze della compagnia. Anche se il vicepremier Fini ha fatto sapere che il decreto con i famosi "requisiti di sistema" (circa 100 milioni di euro), a questo punto, ci sarà.
L'ultimo punto è, come detto, la "richiesta di dimissioni dell'attuale cda e la nomina di un nuovo presidente-amministratore delegato, con tutte le deleghe, assistito da un consiglio di amministrazione ridotto". Richiesta soddisfatta in serata quando il cda ha formalizzato la nomina di Cimoli a presidente e amministratore delegato della compagnia area dopo aver accettato le dimissioni del presidente Bonomi e dell'amministratore delegato Zanichelli.
A Palazzo Chigi, dove da giorni si svolgeva una trattativa dura e difficile, in bilico tra accordo e spettro della messa in liquidazione di Alitalia, quella di oggi è stata una giornata intensissima. In mattinata, l'ennesimo vertice interministeriale, presenti il vicepremier Gianfranco Fini, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione.
Poi, l'incontro con i sindacati, a cui, secondo quanto si è appreso, l'esecutivo avrebbe posto una sorta di aut aut sui cinque punti sopra citati. Intanto, sempre a Palazzo Chigi, erano arrivati l'amministratore delegato di Alitalia Marco Zanichelli e il presidente Giuseppe Bonomi, che pur non partecipando all'incontro tra Governo e sindacati, sono rimasti a disposizione.
Fuor di metafora, erano le dimissioni quelle che il governo voleva a disposizione, perché l'azzeramento dei vertici era uno degli elementi di snodo per arrivare a una intesa.
Così è stato. Più tardi, nella sede romana della Cisl, i leader sindacali Epifani, Pezzotta e Angeletti hanno spiegato in una conferenza stampa perché hanno detto sì. "Con questo accordo su Alitalia abbiamo evitato che si avviasse un grave processo di crisi e abbiamo scongiurato il rischio di migliaia di licenziamenti" ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti, che ha concluso che "di esuberi se ne potrà parlare solo quando ci siederemo al tavolo per il piano".
Savino Pezzotta ha commentato così l'accordo: "Siamo molto soddisfatti: l'importante, per ora, è pensare al rilancio dell'Alitalia, al problema degli esuberi penseremo dopo". Il leader della Cisl ha poi concluso: "Oggi i lavoratori hanno scongiurato una soluzione fortemente negativa come il commissariamento. Ora c'è la sicurezza di un percorso preciso".
Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani ha definito l'accordo per Alitalia "un mezzo miracolo". "Tiriamo un sospiro di sollievo - ha detto - perché abbiamo impedito che Alitalia precipitasse nel baratro con un commissariamento, oppure col suo fallimento". "Per approntare il nuovo piano di Alitalia ci sarà tutto il tempo per una discussione seria - ha concluso Epifani. - Non giorni ma mesi".
Ma intanto i leader di settore, come Sandro Degni, segretario nazionale Uil Trasporti, hanno già definito l'accordo "un buon avvio, perché prevede delle cose che noi come sindacato abbiamo rivendicato, come la ricapitalizzazione dell'azienda, la continuità aziendale e il riassetto industriale".
Tra l'altro, il documento originario presentato dal governo è stato emendato in due passaggi, proprio su richiesta dei sindacati: si richiama infatti un "ruolo attivo" del sindacato nella stesura del nuovo piano industriale e si parla espressamente di "decreto sui requisiti di sistema".
Sulla base delle novità emerse nel corso della giornata Piazza Affari attende il rientro agli scambi delle azioni e delle obbligazioni Alitalia. I titoli, sospesi per due giorni dopo il tonfo di martedì, dovrebbero tornare in negoziazione domani. Nelle sale operative si scommette intanto su un rialzo delle quotazioni del titolo anche alla luce dei segnali di ripresa arrivati oggi dai bond trattati, pur fra volumi poco significativi, fuori mercato.
(6maggio 2004)
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