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+++ Prodotti tradizionali
Con apposito Decreto il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali aggiorna ogni anno l’elenco dei Prodotti agro-alimentari tradizionali italiani. I prodotti contenuti nell’elenco possono contenere, nell’etichettatura, riferimenti all’elenco reda

Con apposito Decreto il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali aggiorna ogni anno l’elenco dei Prodotti agro-alimentari tradizionali italiani. I prodotti contenuti nell’elenco possono contenere, nell’etichettatura, riferimenti all’elenco redatto dal Ministero.
Le categorie ammesse sono: bevande analcoliche, distillati e liquori, carni fresche e loro preparazioni, condimenti, formaggi, frutta, paste fresche e prodotti di salumeria, panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria.
l primo elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, pubblicato con Decreto Ministeriale il 18.7.2000, conteneva un solo prodotto piacentino: l’Aglio bianco piacentino.
L’Amministrazione Provinciale di Piacenza ha pertanto intensificato le ricerche storiche sui prodotti e, in collaborazione con il Consorzio salumi piacentini, ha presentato alla Regione Emilia Romagna documentazione, proposte e schede per poter inserire altri prodotti nell’elenco nazionale. Contestualmente hanno presentato proposte anche i Comuni di Podenzano e di Pianello.
La Regione ha approvato l’elenco dei prodotti proposti dagli Enti piacentini con Det. Dir. Gen. Agricoltura 2002 il 13.3.2001, trasmettendolo al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Il Ministero ha eseguito a sua volta la propria istruttoria, accettando i prodotti piacentini proposti, ad esclusione del Formaggio piacentino.
Con Decreto 8.5.2001 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha pubblicato pertanto la prima revisione dell’elenco dei prodotti agro-alimentari tradizionali italiani, nel quale compaiono ben 31 prodotti piacentini (o “anche piacentini”): si tratta di un vero primato a livello regionale, visto che l’unica provincia emiliano-romagnola con un numero di prodotti relativamente vicino al nostro è Bologna, con 25, mentre le altre ne hanno tutte un numero inferiore a venti, ad es. Parma, con 16.
Qualche esempio di prodotti che i piacentini sicuramente riconosceranno. Tra le carni: il “cappello del prete”, la picula d’caval, lo stracotto alla piacentina, la coppa arrosto, il tasto, i ciccioli, il culatello, il lardo, il salame gentile, i salamini alla cacciatora, il salame da cuocere, il suino pesante (prodotto che condividiamo con tutte le altre province emiliane); tra i formaggi: la ribiola o furmai nis; tra le paste e prodotti da forno: i turtei cu la cua, gli amvei, i pisarei e fasò, la bomba di riso, le ciambelline o buslanein, il pane schiacciato o bataro, i tortelli di carnevale o turtlitt; tra i vegetali: le antiche varietà di ciliegie piacentine, le antiche varietà di mele, le antiche varietà di pere, le antiche varietà di uva da tavola, l’aglio bianco piacentino, il doppio concentrato di pomodoro, la “sapa” dell’Emilia Romagna (condivisa con le altre province), il miele del crinale appenninico (con le altre province), il miele di erba medica (con le altre province), il miele vergine integrale (con le altre province).

Cosa fare: L’ “elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali” è curato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e consiste in una lista aperta, ad inserimenti e cancellazioni, che viene periodicamente aggiornato. Le Regioni e le province autonome possono presentare richieste di revisione entro il termine del 12 aprile di ogni anno.Chiunque volesse presentare richieste di aggiornamento, deve pertanto inviare la domanda alla Regione, completa della documentazione prevista dalla Delibera della Giunta Regionale RER n° 1800 del 24.10.2000, entro il 31 ottobre di ogni anno, di modo che la Regione stessa possa effettuare la competente istruttoria per verificare l’adeguatezza dei prodotti agroalimentari proposti alla normativa nazionale di riferimento (D. Lgs. 173/98 – art. 8 e D. MiPAF 350/99).Le richieste possono essere avanzate da chiunque, singoli o enti pubblici e privati.
Trattandosi di una procedura piuttosto complessa, che comporta la presentazione di documentazione (soprattutto quella storica) di non facile reperimento, l’Amministrazione Provinciale di Piacenza è ben disposta e lieta di recepire qualsiasi segnalazione e formare un gruppo di lavoro per inoltrare la proposta.
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