Deficit/Pil sopra il 3% anche in Germania, Francia, Grecia, Olanda e Portogallo: mancano interventi per ridurre spesa FRANCOFORTE (GERMANIA) - Nuovo grido d'allarme della Banca centrale europea. «Ci si attende che in sei Paesi (Germania, Francia, Grecia, Italia, Olanda e Portogallo) il disavanzo sia superiore al valore di riferimento del 3% del rapporto deficit/Pil per almeno un anno nell'orizzonte di previsione». È quanto si legge nel Bollettino della Bce che cita le previsioni pubblicate dalla Commissione europea in primavera. «Molti Paesi - aggiunge la Bce - non hanno specificato in dettaglio gli interventi con cui intendono tenere sotto controllo la spesa e con cui prevedono di sostituire precedenti misure una tantum». CONTI PUBBLICI - Oltre a criticare la mancanza di chiarimenti sulle misure da utilizzare per il risanamento la Bce punta il dito anche sulla scarsità di indicazioni relativamente alle misure di risanamento strutturali. «Nella maggior parte dei Paesi gli squilibri di bilancio perdureranno, a causa dell'insufficiente azione di risanamento» - osserva la Bce - che esprimendo il suo «rammarico», sottolinea anche che per il 2004 e 2005 «le prospettive per i conti pubblici nell'area dell'euro restano deludenti». Per la Bce, servono «misure credibili soprattutto nell'ambito di riforma della spesa», assieme a un «rinnovato impulso» per attuare le «riforme strutturali di ampio respiro» e, in particolare, quelle di sistemi fiscali e assistenziali e di pensioni e sanità. INFLAZIONE - La Banca centrale europea si sofferma anche sui rischi di crescita dell'inflazione a seguito dell'incremento dei pezzi del petrolio. Se le quotazioni del greggio dovessero mantenersi sugli elevati livelli osservati ultimamente, l'inflazione continuerebbe infatti a registrare «valori maggiori del previsto e si collocherebbe al di sopra del 2% per un periodo superiore a qualche mese». Tuttavia valutando le tendenze dei prezzi a medio termine «le prospettive rimangono favorevoli». «In particolare - prosegue la Bce - gli andamenti dei prezzi all'importazione dovrebbero permanere nel complesso moderati, al pari delle spinte inflazionistiche esercitate dai salari e dal costo del lavoro per unitá di prodotto. Tali fattori concorrerebbero a riportare il tasso di inflazione su livelli inferiori al 2% nel 2005».
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