I dati evidenziati della nostra economia sono molto preoccupanti, come dimostra anche la nota di aggiornamento al Dpef presentata dal governo e approvata giovedì con il voto contrario della Margherita: diminuisce la crescita del prodotto interno lordo (dallo 0,8 per cento al 0,5 per cento), aumenta l'indebitamento della pubblica amministrazione (dal 2,3 per cento del PIL al 2,5 per cento per l'anno in corso), diminuiscono le entrate, aumentano le spese ed aumenta il fabbisogno. Riparte, inoltre, la forbice tra fabbisogno ed indebitamento, una delle questioni più complicate, difficili e delicate dei nostri conti pubblici. Diminuisce l'avanzo primario, indicatore molto importante delle difficoltà della finanza pubblica.
Questi dati non sono una novità, ma sono cose note: sono state dette negli interventi dell'opposizione in occasione della discussione del documento di programmazione economico-finanziaria. Si tratta di dati un po' scontati ma - attenzione - non meno preoccupanti. Scompaiono tra le pieghe della discussione alcuni elementi che denotano come ci troviamo in presenza di difficoltà strutturali della nostra economia. Bisogna guardare con attenzione a due dati: gli investimenti passano da una previsione nel DPEF di aumento dello 0,8 per cento ad una previsione nella nota di aggiornamento di riduzione dello 0,6 per cento. Le esportazioni passano da una previsione nel DPEF di aumento del 2 per cento ad una previsione nella nota di aggiornamento di diminuzione dell'1,5 per cento. Si ritiene di risolvere tutto con l'aumento dei consumi delle famiglie che passa dall'1,2 per cento del DPEF all'1,8 per cento della nota di aggiornamento. Ci piacerebbe sapere in questo clima su cosa si basa la previsione di aumento dei consumi delle famiglie, che non sia ovviamente una previsione di aumento puramente nominale determinata dall'inflazione e dall'aumento dei prezzi.
Ciò conferma la difficoltà strutturale della nostra economia e rende particolarmente importante la discussione sulla legge finanziaria e di bilancio che sta per iniziare. La seconda considerazione riguarda gli strumenti. Il ministro dell'Economia aveva detto, a ragione, che la politica di bilancio è una delle prerogative fondamentali dei Parlamenti. Ci piacerebbe sapere però qual è la coerenza tra l'affermazione di allora e la risposta che il governo ha fornito in queste ore al parlamento. La risposta, infatti, è che la manovra economica sarà contenuta in un decreto-legge. Si tratta di un fatto molto grave. Non vi sono, a nostro avviso, ragioni di urgenza per inserire in un decreto-legge quasi tutti gli interventi previsti. Il governo spieghi quali sono le ragioni di urgenza per la creazione dell'istituto italiano di tecnologia e per la trasformazione della SACE in società per azioni e quali sono le ragioni di urgenza per la riforma dei Confidi e per la revisione della normativa in materia di servizi pubblici locali. In realtà, il governo ha due problemi: il primo è varare la manovra straordinaria di nascosto per aggiustare i conti pubblici del 2003 che non sono in regola; il secondo obiettivo è quello di limitare la discussione parlamentare perché all'interno stesso della maggioranza questa manovra di politica finanziaria e di bilancio determina problemi, contraddizioni e discussioni.
Consideriamo un vulnus grave la decisione di collocare tutta la manovra all'interno di un decreto-legge e lo consideriamo un attacco alle prerogative del Parlamento. Tanto più, lo consideriamo grave, se dobbiamo dar retta alle voci che corrono che ci dicono che il Governo ha intenzione di porre la questione di fiducia su questo provvedimento d'urgenza.
Abbiamo chiesto semplicemente trasparenza nei percorsi e abbiamo chiesto adesione del Governo ad un metodo più chiaro, più corretto e più credibile di dibattito. Il Governo ci ha risposto facendo la manovra di finanza pubblica per decreto.
Questa è una ragione di opposizione dura, di denuncia che facciamo nei confronti di questa decisione. Noi ci aspettiamo delle correzioni e pensiamo che la questione non si possa concludere in questo modo.
On. Antonio Rusconi
Lecco , 6 ottobre 2003
Fonte: margheritalecchese
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