BRUXELLES - La guerra in Iraq esporrebbe l'economia dei Paesi europei a rischi "sostanziali". L'allarme è stato lanciato dalla Commissione europea, che ha pubblicato un rapporto aggiornato sulla situazione economica dell'area euro. Secondo il rapporto della direzione generale Affari economici e finanziari, "i rischi associati con un possibile conflitto in Iraq sono sostanziali, e rendono lo scenario di una rapida accelerazione della crescita nell'immediato futuro piuttosto improbabile".
"L'attività nell'eurozona - è scritto nel rapporto - non è accelerata nella seconda parte del 2002 e resterà bassa nella prima metà del 2003: la crescita - si legge - può riprendere nella seconda metà dell'anno ma tornerà al potenziale solo nel 2004". In caso di guerra contro l'Iraq "la politica monetaria può essere usata per rispondere a un possibile collasso della fiducia".
PUBBLICITA' Una ulteriore cattiva notizia che si aggiunge ad uno scenrio economico di per sé preoccupante. Gli ultimi dati dimostrano che nell'ultimo trimestre del 2002 la crescita del Prodotto interno lordo è stata dello 0,2%, contro quella dello 0,4% del trimestre precedente. Su base annua, la crescita è stata dello 0,8%, mentre per il primo trimestre del 2003 la previsione resta compresa fra -0,1% e +0,3% con una forbice fra +0,2& e +0,5% per il secondo trimestre dell'anno.
Intanto per la Francia si profila l'apertura della procedura di deficit eccessivo, provvedimento che la Commissione europea ha già avviato nei confronti di Portogallo e Germania. I dati rilevati da Eurostat mostrano che nel 2002 il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo è stato del 3,1%, più del doppio dell'1,5% registrato nel 2001, con un debito salito al 59,1% del Pil dal 56,8 dell'anno precedente. Il disavanzo, per la Francia, si colloca dunque al di sopra del 3%, soglia massima consentita dal Patto di stabilità.
Per quanto riguarda l'Italia, il paese è in linea con gli altri partner europei per l'avanzo primario, che si colloca al 3,4% del prodotto interno lordo nel 2002, in calo rispetto al 3,8.
(17 marzo 2003)
Fonte: La repubblica
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