Nokia, Rcs Mediagroup, Tim, Procter & Gamble, Guzzini e persino Dolce & Gabbana: sono alcune delle aziende italiane che hanno presentato un progetto per la realizzazione di asili nido e micro nidi destinati ai figli dei propri dipendenti e che hanno otterranno il contributo economico previsto nella Finanziaria del 2003. Si tratta di una novità importante che ha come obiettivo quello di far crescere anche in Italia l’esperienza degli asili nido aziendali che in altri Paesi europei ha contribuito a migliorare la conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura familiare.
Nei giorni scorsi la Commissione di valutazione dei progetti, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha terminato il proprio esame e reso noti i risultati. Su 227 domande pervenute 131 sono state valutate idonee, ma i 10 milioni di euro a disposizione permetteranno il finanziamento di 97 progetti: 74 presentati da aziende private e 23 da enti pubblici. In molti casi, però, l’azienda o l’ente che risulta beneficiario è solo il capofila di un accordo interaziendale o interamministrativo che permetterà di allargare i benefici dell’asilo nido aziendale anche ai dipendenti di altre realtà territorialmente limitrofe. Tra le amministrazioni pubbliche che otterranno i contributi previsti figurano in prima linea le Università: 7 progetti approvati tra i quali quello dell’Ateneo romano di Tor Vergata, di Pisa, di Napoli e di Palermo. A seguire le aziende ospedaliere e sanitarie (6 progetti), le amministrazioni provinciali (5 progetti, tra i quali figurano quelli delle Province di Arezzo, Trapani e Frosinone) e le amministrazioni comunali (5 progetti, tra i quali quelle dei Comuni di Latina, di Reggio Calabria e di San Donato Milanese).
Per la selezione delle domande la Commissione ha fatto riferimento ai criteri indicati nei decreti ministeriali: congruità dei tempi e dei costi di realizzazione, congruità del progetto socio-pedagocico anche in coerenza con il sistema di sviluppo della rete dei servizi nel territorio, equa distribuzione sul territorio nazionale, ed in ultima analisi, il criterio cronologico di arrivo delle domande. Per assicurare l'equa ripartizione sul territorio nazionale il decreto interministeriale ha indicato alcuni parametri di riferimento, tra cui la popolazione da 0 a due anni, il numero di bambini senza posto nido, il numero di donne lavoratrici in età fertile (15-49 anni), il tasso di produttività. Tali criteri sono stati utilizzati secondo una ponderazione che ha assicurato una omogenea ripartizione dei fondi tra le regioni. La regione nella quale verranno realizzati il maggior numero di progetti finanziati è la Lombardia (15), seguita dalla Sicilia (11), dall’Emilia Romagna (11) e dal Lazio (9). La Val d’Aosta è l’unica regione che non figura nel documento finale della Commissione esaminatrice.
Nei prossimi giorni le aziende e gli enti beneficiari verranno invitate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali a sottoscrivere la convenzione per la realizzazione del progetto e per le modalità di erogazione del finanziamento. Come previsto dalle norme di riferimento verrà concordato il beneficiario un piano di ammortamento di durata non superiore a sette anni sulla base dei criteri indicati: il tasso di interesse da applicare alle somme rimborsate deve essere determinato in misura non inferiore allo 0,50 per cento annuo; i finanziamenti devono essere rimborsati al 50 per cento, ed il rimborso articolato in rate semestrali posticipate corrisposte a decorrere dal terzo anno successivo a quello di effettiva erogazione delle risorse. Una volta sottoscritto l’accordo il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali informerà le autorità locali, affinché possano avviare ogni opportuno coordinamento e le necessarie attività di controllo riguardo al regolare svolgimento dei progetti.
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