+++ Rischio sismico
La mappa di rischio regionale
Il nostro legislatore regionale ha affrontato e, a nostro avviso, risolto sul piano normativo, molti dei problemi che abbiamo esplicitato o che sono impliciti in quanto sopra scritto nella legge sulla Protezione civile del 1986. In essa si dice che l
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Il nostro legislatore regionale ha affrontato e, a nostro avviso, risolto sul piano normativo, molti dei problemi che abbiamo esplicitato o che sono impliciti in quanto sopra scritto nella legge sulla Protezione civile del 1986. In essa si dice che l’attenuazione dei rischi si effettua sulla base dei documenti conoscitivi, le mappe di rischio, realizzate da tecnici e ricercatori riuniti in appositi gruppi di lavoro.
La prima di tali mappe, quella del rischio sismico, è stata di recente terminata. Con essa la regione è in grado di valutare quanto sia necessario spendere per portare a un certo grado di sicurezza gli edifici in muratura in tutto o in parte del territorio regionale. Come tale ha due caratteristiche che non possono farla confondere con le mappe di riclassificazione che non sono molto di più di un elenco di comuni:
1) riguarda principalmente le costruzioni “vecchie”, costruite cioè prima dell’istaurarsi della normativa sismica;
2) è uno strumento di ausilio alle decisioni e non normativo. Non si sovrappone né cancella la classificazione sismica.
Bene fa la Regione a considerarlo con prudenza e attenzione dato che esso assume valenza piena solo se rapportato alle altre mappe di rischio quanto meno di origine naturale e inserito in una pianificazione finanziaria di lungo termine. Che poi siamo personalmente dispiaciuti di non poterlo diffondere ancora nella comunità scientifica per ottenere gli ovvi ritorni in termini di critiche e suggerimenti migliorativi è naturale ma secondario.
Infine un’ultima osservazione a proposito dell’allocazione di risorse nella lotta ai rischi. Il Friuli sta facendo molto di più di molte altre regioni. Ciò è positivo. Però non dobbiamo dimenticare che altre regioni d’Italia sono soggette a un rischio enormemente maggiore. S per esempio si replicasse il terremoto della Sicilia orientale del 1693 (e ciò è possibile), i danni sarebbero equivalenti in vittime a molte decine di migliaia, e in denaro a molte decine di “finanziarie” al cui confronto quelle necessarie per l’euro sembrerebbero davvero insignificanti.
Anche i friulani sarebbero quindi vittime del terremoto siciliano
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