Da quanto riportato si può concludere che Selye ha individuato nell'attività motoria uno stress che scatena fenomeni di adattamento aspecifici e specifici che hanno come base l'attività ormonale ed ha descritto le risposte fisiologiche che potenziano l'organismo predisponendolo ad uno stimolo successivo di più elevata intensità. E' tale attività ormonale, quindi, che indubbiamente deve essere elevata per poter aumentare la performance sportiva. Di conseguenza le strade da percorrere possono essere come detto due: quella esogena (farmacologica) o quella fisiologica basata sull'organizzazione dell'allenamento che potenzia la funzionalità ormonale in maniera naturale ed autonoma e che costringe l'atleta a vincere e sopportare carichi di lavoro sempre più impegnativi ed intensi con un forte intervento della sua volontà e della sua determinazione. Quest'ultimo punto fa riflettere indubbiamente sulla determinazione che è acquisita dall'atleta stesso e che è trasformata in "sana aggressività agonistica" nel momento della competizione. Chi si abitua a superare se stesso in allenamento saprà con più decisione superare un avversario durante una competizione. La vittoria nasce dalla convinzione e conoscenza delle proprie capacità e dalla determinazione nel dare tutto quello che si ha. L'organizzazione dell'allenamento, quindi, è un fatto puramente scientifico, che anche se con gli appropriati aggiustamenti determinati dalla reale applicazione pratica, deve rispettare le leggi fisiologiche che regolano l'adattamento organico allo stress.
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